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L'ultima e poi smetto (con le Maratone)(2)

E' dal 6 aprile 2014 che aspetto di correre la mia terza Maratona, sarò senza'altro cazzuto quanto il Mauri mi chiede di essere. Ma sono anche cosciente del fatto che essere cazzuto e basta non sarà sufficiente e questo perché in gioco ci sono una serie di variabili che, già prese una a una, avrebbero un impatto non indifferente sulla corsa e sul risultato finale. Figuriamoci se sommate, come, a giudicare dai fatti e dalle previsioni (del tempo), sarà.

La prima: Il 31 gennaio ho appoggiato molto male il piede destro su un sasso lungo lo sterrato dell'Idroscalo: ancora oggi, dopo 25 giorni, mi sembra di avere un chiodo conficcato nell'avampiede. Niente di rotto, probabilmente i tessuti molli dice la Ba. Per evitare che il dolore degenerasse in altro, cosa che normalmente (mi) succede, mi sono fermato una settimana e, nelle due successive, ho ridotto le già poche uscite settimanali a due. Nel mese di febbraio, quindi, ho percorso solamente 101 Km. Poco più di 30 alla settimana. Il Tendine d'Achille non s'è infiammato e la scelta "conservativa", almeno in questo senso, ha funzionato. Ma non ho fondo. Per niente. Dopo i 30, sarà una tragedia. Sanguinosa. Meglio: acidolatticosa (di questi tempi, l'Accademia della Crusca non avrà nulla da eccepire).

La seconda: Il ciclone Golia. Previsti pioggia e vento lungo il percorso. Freddo. Dovrò coprirmi, suderò. E sudando consumerò inutilmente energie.

La terza: (Non entro nei dettagli, ché diventa lunga) Ho un problema agli occhi, che si presenta di tanto in tanto. Di recente s'è presentato e non potrò correre con le lenti a contatto. Dovrò usare gli occhiali. E quando piove, con gli occhiali, è un cazzo di casino. Anche col cappello. Senza dimenticare che i miei occhiali da ragioniere e il cappellino rain di Decathlon sminuiranno l'overall appearance del mio outfit.

La quarta: Bronchite. E' la stagione, d'altronde.

(segue)

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