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Correre. Ma che razza di spasso sarebbe?!

Ritorno al Futuro - Parte III, Robert Zemeckis, 1990



D'accordo col Many: "I grandi capolavori sono sempre attuali, e questa battuta fa molto più ridere adesso, credo, che un quarto di secolo fa.

THE BIG COMEBACK: ci riprovo con la mezza, a due anni e un infortunio dall'ultima.



E insomma, lo scorso 31 luglio, inteso come 31 luglio 2013,  Adri mi fa “vieni a fare due tiri a La Loggia stasera?”. Gli ho detto di sì ed è finita che ho dovuto prendere io l’auto, al campetto eravamo quattro gatti e ho passato la notte al pronto soccorso (perché quando hai una distorsione di terzo grado ai legamenti della caviglia, anche se è la terza volta che ti succede, sei pur sempre un codice verde, e quindi aspetti) (e aspetti tanto). 

Le conseguenze: a) vacanze con le stampelle; b) male alla caviglia per mesi, peso del corpo spostato inconsciamente sulla gamba sinistra, cartilagine del ginocchio sinistro che dà problemi, cartilagine del ginocchio destro che quindi decide anch’essa  di dare problemi; c) tanti mesi di tavoletta propriocettiva, cuscinetto, e dal mese di maggio anche parecchio squat (ho scoperto la fitball di decathlon a tredici euri più sette di pompetta, non potete capire).
Beh insomma, forse ho fatto le cose male: prima di concludere la fisioterapia già volevo correre e ogni tanto facevo sette o otto chilometri credendo di poter dare continuità alla corsa, e stiamo parlando di settembre. Ho iniziato a prendere appuntamenti da una fisioterapista il cui figlio giocava nelle giovanili della Juve e poi però l’hanno mandato al Novara perché fisicamente non era all’altezza dei suoi compagni di squadra; beh insomma, ho dato alla mamma del Giovinco del futuro quel tot di soldi che bastano per qualche settimana di tecar terapia, la quale piano piano mi ha fatto sgonfiare completamente la caviglia. Sempre a settembre, presomalismo is in the air: passo l’esame di Lingua Inglese II ma non Letteratura Italiana, giustamente devo andare a correre per smaltire, ma mi fa male la caviglia. Intanto vado allo stadio comunale, faccio le visite mediche nello stesso posto in cui pochi mesi prima le ha fatte Nicklas Bendtner, mi dicono che sono a posto, devo solo risolvere il problema alla caviglia: GRAZIE MILLE. Dico al presidente che rinnoverò l’iscrizione per quest’anno, questione di tempo, sicuro che in primavera tornerò alle gare e anzi mettimi da parte una maglietta della Podistica None di quelle leggere con le maniche lunghe che le domeniche mattina di marzo fa sempre fresco e l’anno scorso non me l’hai data. Poi arrivano novembre, dicembre e le nevicate, le ginocchia stanno bene ma non benissimo, passo Pedagogia Generale ma non Letteratura Italiana; ogni tanto provo ad abbozzare una corsetta, una alla settimana, una ogni due settimane, corro sempre meno fino a che mi dico: oh, ormai è andata, a gennaio riprendo seriamente con la corsa.
A gennaio passo Letteratura Spagnola II e non passo Letteratura Italiana, continua a nevicare e la caviglia fa male. Vado da un tizio, uno quotato dell’ospedale di Torino; questo mi dice che l’operazione è l’ultima spiaggia, che si potrebbe fare questa cosa di prendere del tessuto da non ricordo bene dove e sostituirlo ai legamenti che mi sono giocato negli anni della pallacanestro, ma è pur sempre un’operazione, quindi vediamo come va l’estate e poi ne riparliamo. Inizia un periodo in cui faccio mezzora di tavoletta al giorno guardando “Buffa Racconta” su YouTube, dopo un mese inizio a corricchiare piano (troppo piano), e partecipo ad una non competitiva in cui le ragazze sono vestite di rosa, i ragazzi d’azzurro, e il ricavato va in beneficenza.

Due giorni più tardi passo Letteratura Italiana e inizio con lo squat, dopo un mese è giugno e io ricomincio a fare una corsa alla settimana. Poi due. Poi devo consegnare la tesi ma quattro giorni prima della consegna c’è il concerto dei Pearl Jam e due giorni prima quello degli Stones: mentre sono alla Feltrinelli compro “Corro perché mia mamma mi picchia” di Giovanni Storti e Franz Rossi, ché mi serve qualcosa che mi faccia tornare la voglia di correre come una volta. Durante il viaggio non ne leggerò nemmeno una pagina perché sono indietro con il lavoro e sono costretto a scrivere le ultime pagine di tesi sul treno per Milano, sul volo per Roma, e ancora sul treno del ritorno per Torino. Consegno il malloppo e inizio a correre due volte a settimana: tempi sui 5’20’’ al km e libro che si lascia leggere, meglio le parti di Rossi rispetto a quelle (seppur più simpatiche) del Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo. Mi laureo un paio di settimane più tardi dopo aver fatto gli otto chilometri stando per lunghi tratti sui cinque minuti al chilometro.

Inizio a correre regolarmente tre volte a settimana, fa un caldo pazzesco ma è estate, e quindi ci sta: a parte la settimana in Grecia, per la quale mi sono portato l’occorrente per il running ma durante la quale non ho trovato un minuto libero, corro sempre. Vado in Liguria, e per la prima volta da quando corro non faccio neanche una volta il solito allenamento San Bartolomeo – Diano Marina – Imperia andata e ritorno (14 km in tutto), preferisco alternare corsette di routine sul lungomare a percorsi in cui "fare" le gambe, vedi San Bartolomeo – Chiappa (giuro che esiste davvero un posto con quel nome), undici chilometri di cui i cinque e mezzo dell’andata tutti in salita. Dalla punta di Chiappa in poi è tutta in discesa, letteralmente parlando: faccio di nuovo i dieci chilometri senza problemi, le gambe ci sono, il fiato quasi, caviglie e ginocchia ogni tanto danno fastidio ma li si gestisce. Ho comprato un paio nuovo di Brooks e il 12 ottobre c’è la mezza maratona di Venaria, la terza edizione della “Corsa da Re”. Non faccio una mezza da un sacco di tempo, aiuto.